Pasolini tal friúl. Un’indagine variantistica sulle poesie in friulano di Pier Paolo Pasolini
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Abstract
Nel 1942, un giovanissimo Pier Paolo Pasolini dà alle stampe a sue spese la sua prima silloge poetica: Poesie a Casarsa. L’esordio, tuttavia, non avviene in italiano, bensì in dialetto: il friulano, la lingua della madre del poeta. La raccolta, divenuta una sezione – la prima – nelle edizioni successive del corpus della poesia friulana di Pasolini, attraversa l’intera produzione pasoliniana, scandendo simbolicamente tre snodi epocali della sua esistenza: la scoperta della poesia e del mondo friulano (Poesie a Casarsa, 1942), l’inizio dei problemi giudiziari che lo portano al trasferimento a Roma (La meglio gioventù, 1954) e gli ultimi, dolorosi, anni (La nuova gioventù, 1975). L’articolo illustrerà uno spoglio parziale dell’indagine variantistica in corso di svolgimento e dedicata alla sezione “Poesie a Casarsa”, il gruppo di liriche che percorrono l’intera produzione friulana di Pasolini e che, pertanto, mostrano in maniera più estesa e chiara il lavoro di revisione condotto dall’autore nell’arco della sua intera vita. Nucleo originale dell’esperienza poetica pasoliniana e, al contempo, raccolta più rimaneggiata, “Poesie a Casarsa” è quindi un sensibile diapason che risponde con precisone alle sensibili oscillazioni stilistiche e ideologiche del suo autore.
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