Testi di Ibn ʿArabī sull’eternitá e sul tempo
Abstract
La concezione più comune di eternità, non solo per gli occidentali moderni ma anche per i contemporanei di Ibn ʿArabī, è quella di una durata illimitata, senza inizio né fine, che viene attribuita a Dio, in contrapposizione alla durata limitata, con un inizio ed una fine, della vita umana in questo mondo o di questo mondo stesso. Anche Ibn ʿArabī afferma che il tempo (zamān) è una estensione (imtidād), ma precisa che si tratta di una estensione immaginaria o congetturale (mutawahham) che non ha esistenza al di fuori di quella che le attribuisce il pensiero umano. In tutte le dottrine tradizionali, ed anche per Ibn ʿArabī, il tempo è considerato secondo tre modalità, che sono il passato, il presente ed il futuro, ma tutti gli eventi hanno luogo solo nel presente, poiché il passato non esiste più ed il futuro non esiste ancora; quindi noi abbiamo percezione diretta solo del presente, ma è un presente che passa. L’unico tempo che esiste veramente è il presente, che però non ha estensione; ancora più precisamente si può affermare che ciò che esiste veramente è solo ciò che è “presente”. Il presente, sia esso fluente o immobile, è sempre solo un punto ed è “ciò che si trova (mawǧūd)”, cioè l’esistente, mentre il passato ed il futuro in quanto tali non si trovano, e sono quindi inesistenti. Per quanto riguarda l’eternità, Ibn ʿArabī spiega che il termine che serve a designarla, azal, è una negazione, ma ciò che è negato non è il tempo o la durata, bensì l’inizio, in senso assoluto e non solo temporale: iniziare, in senso intransitivo, significa che una cosa che non esisteva viene all’esistenza, mentre Ibn ʿArabī cita ripetutamente lo ḥadīṯ: “C’era Allah e nessuna cosa con Lui”, precisando che kāna, tradotto come “c’era”, non ha un significato temporale ma è solo una particella esistenziale, per cui il senso è “Esiste Allah e nessuna cosa con Lui”.
Esistono già numerosi studi sulla concezione del tempo nell’opera di Ibn ʿArabī, anche se non sulla sua concezione di eternità, ma in questi studi la parte prevalente è costituita dalle analisi e dalle interpretazioni dei loro autori. In questo lavoro mi sono invece proposto di mettere a disposizione del lettore che non può accedere direttamente al testo arabo la traduzione dei principali testi inerenti a questo argomento, tutti inediti in italiano, anche se molti di essi sono già stati tradotti in inglese, aggiungendo nelle note ulteriori riferimenti tratti dalle opere di Ibn ʿArabī, in modo da presentare al lettore un quadro di insieme di ciò che egli stesso ha scritto al riguardo.